Fertilità e riserva ovarica – Caso Clinico #9
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Roberta è una donna di 35 anni, manager in una importante azienda italiana. Donna determinata, molto dedita al lavoro e con una brillante carriera in continua ascesa. Giunge alla mia osservazione per un controllo di routine annuale. Dopo la classica visita con pap test, effettuiamo una ecografia pelvica che non evidenzia alcun problema.
Affrontiamo a questo punto il tema gravidanza, tasto dolente.
Roberta non ha mai avuto gravidanze, le piacerebbe diventare mamma in futuro, ma al momento la sua situazione lavorativa molto impegnativa non le permette di dedicarsi ad altro, non ha un partner e in questa fase della sua vita non vuole relazioni importanti. È più che appagata dal suo lavoro, ma… c’è un ma.
Sa che spesso le donne dopo i 35 anni possono avere difficoltà nel concepimento. Così mi chiede se esiste un modo per conoscere la sua fertilità.
Le propongo pertanto di effettuare un prelievo di sangue per valutare la sua riserva ovarica, ossia la quantità di ovuli potenzialmente disponibili per l’ovulazione.
Ogni donna nasce con una quantità variabile di follicoli nelle ovaie, che in media è di circa un milione. Questi follicoli vanno via via a diminuire nel corso degli anni, anche prima dell’inizio delle mestruazioni, arrivando ad essere circa 400.000 alla pubertà per poi azzerarsi con la menopausa.
La quantità di ovociti tende a ridursi drasticamente dopo i 35 anni, quindi la paura di Roberta non è infondata.
Eseguito il test su sangue per valutare l’ormone antimulleriano (AMH) ma anche FSH e 17 beta estradiolo, scopriamo che i valori sono peggiori rispetto alla media. Roberta ha una scarsa riserva ovarica, comparata alle donne di pari età.
Per confermare la diagnosi esegue anche una ecografia transvaginale per la conta dei follicoli antrali.
Roberta è una persona pratica e determinata per cui, dopo una iniziale e comprensibile fase di sconforto, mi chiede cosa può fare per preservare la sua fertilità.
Parliamo così a lungo della possibilità di conservare i propri ovociti mediante la tecnica della crioconservazione.
In parole semplici, mediante tale tecnica (chiamata anche social freezing) è possibile estrarre, congelare e conservare gli ovociti, per poi scongelarli ed utilizzarli negli anni futuri qualora ce ne sia necessità.
Tale possibilità viene offerta oggi da molti centri in Italia.
Roberta appare molto sollevata da questa possibilità e si rivolge quindi ad un centro apposito di PMA (procreazione medicalmente assistita) dove poter accedere a tale tecnica per preservare la propria fertilità.
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